Metacognizione
La metacognizione, conosciuta anche come teoria della mente, è un concetto che nasce in psicologia e in altre scienze della cognizione per riferirsi alla capacità degli esseri umani di imputare certe idee o obiettivi ad altri soggetti o anche entità.
Il concetto, sebbene usato abbastanza frequentemente in vari campi scientifici, non è accettato dalla Reale Accademia Spagnola (RAE).
Gli specialisti suppongono che questa capacità sia connaturale (dalla nascita). Quando una persona ha la metacognizione, è in grado di capire e pensare allo stato della propria e altrui mente. La metacognizione coinvolge anche la capacità di anticipare il comportamento (proprio e altrui) sulla base della percezione di emozioni e sentimenti.
Tra i più rinomati ricercatori della teoria della mente c'è lo psicologo e antropologo britannico-americano Gregory Bateson, che ha iniziato a ricercare queste questioni negli animali. Bateson notò che i cuccioli di cane giocavano a combattere e scoprì che, attraverso segnali e spunti, potevano dire se si trovavano in una lotta simulata come parte di un gioco o in uno scontro reale.
Negli esseri umani, la metacognizione comincia a diventare attiva tra i tre e i quattro anni. Il termine attivazione è usato perché è una capacità che è presente dal momento della nascita, ma viene messa in gioco attraverso una stimolazione appropriata. Una volta superato lo stadio infantile, la persona usa costantemente la metacognizione, anche inconsciamente.
Quando la metacognizione non è sviluppata, possono sorgere diverse patologie. Alcuni credono che l'autismo sia causato da un problema di teoria della mente. Vale la pena notare che ci sono diverse valutazioni di come la metacognizione è implementata nella mente di un individuo.
Teorie sulla metacognizione
Molti specialisti hanno definito questo concetto, tra cui Yael Abramovicz Rosenblatt che ha espresso che la metacognizione è il modo in cui le persone imparano a ragionare e ad applicare il pensiero al modo in cui agiscono e imparano dall'ambiente, per cui si usa la riflessione costante, per assicurare una buona esecuzione di desideri o pensieri; per Sergio Barrón è la capacità che possediamo di trascendere e riutilizzare le conoscenze acquisite e per Daniel Ocaña, è un macroprocesso caratterizzato da una capacità di coscienza (controllata volontariamente) che ci permette di gestire tutti i processi cognitivi, dal semplice al complesso.
Si ritiene che la prima persona a parlare di questo concetto fu J. H. Flavell, uno specialista in psicologia cognitiva, che disse che era il modo in cui venivano compresi i processi cognitivi e i risultati che una persona poteva ottenere attraverso di essi.
Dal punto di vista del costruttivismo possiamo dire che il cervello non è considerato come un semplice ricevitore di informazioni, ma che è costruito sulla base dell'esperienza e della conoscenza, e ordina le informazioni nel modo che sa fare. In altre parole, l'apprendimento è esclusivamente legato alla persona e alla sua storia, così che l'apprendimento che sviluppano sarà altamente influenzato dalle esperienze che hanno vissuto e dal loro modo di capire e interpretare la conoscenza.
Imparare ad imparare
In educazione, la metacognizione è usata per riferirsi ai processi di apprendimento proposti attraverso i sistemi educativi. Utilizzando le capacità proprie di ogni studente di apprendere e comprendere il proprio ambiente, viene proposto un curriculum di apprendimento che si adatta a loro, ne trae vantaggio e contribuisce a un'educazione più efficiente. Si basa sulle abilità, le competenze e la gestione delle emozioni che il discente ha per aiutarlo ad acquisire la conoscenza nel modo migliore per imparare.
Per concludere, possiamo dire che attraverso la metacognizione possiamo capire e autoregolare il nostro apprendimento, pianificando il modo in cui impariamo e valutando le nostre azioni in questa situazione di apprendimento. Così potremmo definire la metacognizione con tre concetti legati alla conoscenza: consapevolezza, controllo e natura.