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Esistenzialismo

L'esistenzialismo è una corrente filosofica che persegue la conoscenza della realtà attraverso l'esperienza immediata della propria esistenza. Tuttavia, non è stata sviluppata una teoria precisa o esatta che definisca chiaramente questo concetto.

Ciò che è chiaro è che questo movimento filosofico sottolinea l'essere umano individuale come creatore del significato della sua vita. La temporalità del soggetto, la sua esistenza concreta nel mondo, è ciò che costituisce il sé e non una presunta essenza più astratta.

Gli esistenzialisti non credono che l'individuo sia una parte di un tutto, ma che ogni essere umano sia una libera integrità in sé. È l'esistenza stessa di una persona che definisce la sua essenza, non una condizione umana generale.

In altre parole, l'essere umano esiste nel momento in cui è capace di generare qualsiasi tipo di pensiero. Il pensiero rende la persona libera: senza libertà non c'è esistenza.

Questa stessa libertà rende l'individuo un essere responsabile delle sue azioni. C'è quindi un'etica della responsabilità individuale. La persona deve assumersi la responsabilità degli atti che compie nell'esercizio della sua libertà.

Emergere di questo pensiero

Questo termine fu il risultato di un intenso lavoro filosofico sviluppato tra il XIX e il XX secolo; in una chiara ricerca della ragione dell'esistenza basata sull'individualità, le emozioni, le azioni e la responsabilità di ogni individuo.

Il filosofo Soren Kierkegaard è considerato il padre dell'esistenzialismo. È stato lui a stabilire che spetta ad ogni individuo trovare il senso della propria esistenza. E ha aggiunto che la più grande responsabilità dell'essere umano sta nel vivere la propria vita con passione e sincerità, nonostante i mille ostacoli che possono sorgere.

Tuttavia, il termine non è stato coniato fino agli anni 40 dai francesi Jean-Paul Sartre (1905-1980) e Albert Camus (1913-1960). Oggi sono considerati i maggiori esponenti dell'esistenzialismo.

Come spiegava lo stesso Sartre, l'esistenzialismo è un modo umano di comprendere l'esistenza. Più tardi, pensatori di epoche precedenti come Hedegger, Nietzsche e lo stesso Kierkegaard furono inclusi in questa ideologia.

Questa corrente può essere divisa in varie scuole; tra queste possiamo evidenziare: l'esistenzialismo teistico (riflette sull'esistenza di Dio e dello Spirito), l'esistenzialismo ateo (nega il divino) e l'esistenzialismo agnostico (considera l'esistenza di Dio irrilevante per l'esistenza umana).

L'esistenzialismo in letteratura

In letteratura, sicuramente i più grandi alleati di questa linea di pensiero furono Fëdor Dostoevskij e Franz Kafka.

Tra le opere di Dostoevskij potremmo citare "Memorie dal sottosuolo" come chiaro trattato esistenzialista. Presenta la vita di un uomo che si sente fuori dal suo gruppo, incapace di inserirsi nella società e di trovare un senso alla sua esistenza. Un'altra opera di questo autore che potrebbe essere nominata come esistenzialista è "Delitto e castigo".

Ci sono anche diversi personaggi nell'opera di Kafka che ci permettono di collocare la sua ideologia vicino a quella di Dostoevskij. La maggior parte di loro sono esseri surreali e disperati che non trovano senso nel respirare ogni giorno e che vivono condannati a un sistema assurdo che li reprime e non permette loro di essere felici. I suoi romanzi seminali "La metamorfosi" e "Il processo" sono considerati due grandi opere della letteratura esistenzialista.

Va detto che Sartre stesso scrisse anche un romanzo, intitolato "La nausea", che incarna le idee fondamentali di questo movimento. È raccomandato come materiale per avvicinarsi al complicato ragionamento filosofico. È anche un'opera di riferimento che è servita come ispirazione per molti autori dopo il francese, come Philip K. Dick o Chuck Palahniuk.

Di Malet Fallis

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