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Neoliberismo

Il neoliberismo è una dottrina economica e politica che mira a ridurre al minimo il ruolo dello Stato. Questa teoria è nata dagli inizi del liberalismo classico ed è diventata popolare alla fine degli anni '70.

La Scuola di Economia di Chicago è stata centrale nello sviluppo del neoliberalismo. Milton Friedman e George Stigler sono considerati due dei principali pensatori che hanno promosso le loro idee, poi trasferite ai cosiddetti Chicago Boys (laureati dell'Università di Chicago).

Da saggi e riflessioni accademiche, il neoliberismo si è riflesso nella realtà attraverso le politiche applicate da leader come gli inglesi Margaret Thatcher e l'americano Ronald Reagan. I loro risultati hanno ricevuto sia applausi che critiche, a seconda della posizione assunta.

Si può dire, a livello generale, che il neoliberismo si basa sul libero scambio e sulla riduzione della spesa pubblica. La sua premessa centrale è che lo stato dovrebbe intervenire il meno possibile nell'economia e nella società in generale, delegando molte delle sue funzioni al settore privato. D'altra parte, tende ad eliminare le tasse sui profitti, sulle entrate e sulla produzione e sul consumo fiscale.

La deregolamentazione del commercio, la flessibilità del lavoro e la privatizzazione delle imprese pubbliche sono altre strategie proposte dal neoliberismo per generare ricchezza e prosperità. Per i suoi detrattori, tuttavia, tali misure favoriscono la concentrazione della ricchezza nelle mani di una minoranza e violano i diritti della maggioranza.

Il neoliberismo è stato aspramente criticato nel corso della storia, compresi i sostenitori della sinistra e della destra, i membri del mondo accademico e gli attivisti. L'economista americano Joseph Eugene Stiglitz, per esempio, che lavora anche come professore universitario, definisce il neoliberalismo come "fondamentalismo del mercato" perché lo considera un'ideologia economica che permette a una minoranza di perseguire i propri interessi a costo di evitare i controlli e ignorare le basi della democrazia.

Questo termine è usato da persone di partiti politici opposti, sia quelli che difendono il capitalismo che quelli che lo rifiutano; in altre parole, possiamo citare protezionisti, post-keynesiani, comunisti e socialisti, tra gli altri. Per loro il suo significato è generale ma si riferisce a una posizione contro la limitazione dei mercati o la riduzione del ruolo dello stato nell'economia.

È stato anche usato il termine "neoliberalismo peggiorativo" per descrivere coloro che sostengono l'economia di mercato, dandogli un significato equivalente a "corporativismo". Per alcuni specialisti, questo concetto può essere interpretato come un liberalismo vecchio stile, che emerge dalla borghesia e appartiene al cosiddetto stato sociale, che fu imposto a partire dal 1945 nei paesi capitalisti che avevano più probabilità di svilupparsi.

Il neoliberalismo è spesso collegato ad altre due ideologie: la socialdemocrazia e la democrazia cristiana. Il primo ha l'obiettivo di utilizzare misure graduali e riformiste per ottenere il socialismo democratico. La seconda, invece, è una corrente originata dai fondamenti del cattolicesimo, dall'etica sociale del protestantesimo e dalle idee di Emmanuel Mounier e Jacques Maritain.

Per i protezionisti, il neoliberalismo aumenta significativamente l'impatto della crisi di fiducia e lo considerano la ragione per cui diverse crisi finanziarie hanno raggiunto un livello quasi globale tra il 1990 e il 2008, dove troviamo esempi come l'effetto Tequila e la crisi asiatica, 1994 e 1997, rispettivamente.

Di Coopersmith

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