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Plasticità

Secondo il dizionario della Reale Accademia Spagnola (RAE), la plasticità è una qualità dei materiali plastici. Ci sono, tuttavia, vari usi del concetto.

Si può dire che la plasticità è una proprietà meccanica di alcune sostanze, capaci di subire una deformazione irreversibile e permanente quando sono sottoposte a una sollecitazione che supera il loro campo o limite elastico. Nel caso dei metalli, è possibile spiegare la plasticità secondo i movimenti delle dislocazioni che sono impossibili da invertire. Bisogna distinguere tra la plasticità e il cosiddetto comportamento elastico, che può essere invertito termodinamicamente.

La nozione di plasticità cellulare, invece, è una proprietà che caratterizza le cellule staminali e permette loro di differenziarsi. È stato dimostrato che non solo una cellula può differenziarsi da un'altra, ma ha anche la capacità di tornare al suo stato precedente.

Gli ioni che sono comuni al mezzo e la posizione nel sistema omeostatico sono responsabili della regolazione delle facoltà elettrolitiche delle cellule. Quando c'è una differenza di potenziale tra l'interno della cellula e il mezzo, si verifica la precipitazione molecolare, che permette la compensazione mediante l'accoppiamento di molecole ionizzate alla membrana plasmatica.

In biologia, il concetto di plasticità fenotipica si riferisce alle proprietà possedute dai genotipi che permettono loro di creare altri fenotipi per affrontare una determinata condizione ambientale. Questo concetto è strettamente legato al concetto di evoluzione.

Ci sono due tipi di plasticità fenotipica: la plasticità dello sviluppo e la flessibilità fenotipica. La prima si riferisce ai cambiamenti che avvengono in una specie per non perire, è assolutamente legata all'evoluzione; mentre la seconda è quella che avviene nello stesso individuo ed è reversibile.

Lasticità neurale

La plasticità neurale, che è anche conosciuta come plasticità sinaptica, plasticità neurale o neuroplasticità, è la proprietà naturale e funzionale dei neuroni quando stabiliscono la comunicazione.

Se cerchiamo la definizione fornita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, possiamo dire che la plasticità neuronale è descritta come la capacità delle cellule che compongono il sistema nervoso di ricostituirsi anatomicamente e funzionalmente, dopo certe patologie, malattie o anche traumi.

È una capacità adattativa dell'intero sistema nervoso di risolvere o contrastare gli effetti che un danno può causare nelle cellule. Si tratta di modulare la percezione degli stimoli in entrata e in uscita rispetto al loro ambiente in modo che alcuni neuroni possano compensare le carenze e prendere il posto di altri neuroni che non funzionano correttamente. Allo stesso tempo, la plasticità neuronale permette la crescita di nuove sinapsi prendendo un neurone danneggiato come punto di partenza.

Va detto che questa capacità del cervello è più efficiente quando la persona colpita ha qualche anno di età che quando è in età adulta. D'altra parte, il processo di ricostruzione neuronale si sviluppa gradualmente, e i risultati possono essere visti nei piccoli miglioramenti che il paziente mostra nella sua mobilità e nel recupero di movimenti o funzioni perse.
Il cervello è composto da trilioni di neuroni, che sono collegati tra loro da sinapsi. Anche se i neuroni non possono riprodursi da soli, c'è qualcosa chiamato rigenerazione dendritica, che si verifica quando il cervello è ferito.

Le lesioni al cervello possono alterare drammaticamente la vita di un individuo producendo conseguenze drastiche, come deficit motori, sensoriali o cognitivi. Ecco perché è così importante studiare la plasticità neuronale, che permette la ricostruzione delle cellule in modo che l'organismo possa di nuovo svolgere senza problemi i compiti che svolgeva prima dell'incidente.

Di Picardi Heider

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