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Emistichio

Emistichio è un termine derivante dal latino (a sua volta originato dal greco hÄ“mistlichion), si usa per indicare qualsiasi parte di un verso che sia separato da altri due in una frase.

Ciò significa che, al di là dell'allusione alla "metà" (indicata dalla Reale Accademia Spagnola nel suo Dizionario), gli emistichi non sono sempre due parti uguali in cui si inquadra un verso. È possibile che queste parti non siano uguali o che un verso abbia tre o più emistichi.

Questo concetto fa parte del campo metrico, che si definisce come l'insieme di tutte le regole formali e sistematiche che servono a caratterizzare la prosa, la poesia ritmica e il verso. Da un punto di vista metrico, lo studio della scrittura si divide in tre parti importanti: poesia, verso e strofa.

 

Se ci concentriamo specificamente sulla metrica italiano, abbiamo un verso composto da un numero invariabile di sillabe e una certa distribuzione di accenti, con una rima opzionale. Nella nostra lingua possiamo trovare anche lavori con metrica quantitativa, cioè quella che nasce quando i versi si formano concatenando sillabe, che in altre lingue possono avere due o più durate; il greco-latino è un chiaro esempio di metrica quantitativa, poiché nasce dalla ripetizione di certe sequenze di sillabe lunghe e brevi, le cosiddette torte.

Nella metrica, le sillabe emesse sono considerate come versi completi. Nel caso della metrica italiana, si producono spesso versi di undici sillabe. Tuttavia, in altri contesti, come quello del verso alessandrino, è composto da quattrocento sillabe metriche, è composto da due sillabe, ciascuna di sette sillabe.

Nello stesso modo, il verso dodecasillabico, che ha un totale di dodici sillabe, è composto da due gruppi di sei sillabe. Gli emissari dei verbi alessandrini e dei versi di dodici sillabe sono separati da piccole cesure, che fungono da pausa.

Possiamo definire la parola cesura in una semplice frase, ma resta uno dei concetti fondamentali della poesia. Senza questa pausa o questo spazio all'interno di ogni verso, la lettura orale e la comprensione delle opere non sarebbero influenzate. Da un punto di vista accademico, nei versi che contengono più di qualche sillaba, non si può non includere almeno una cesura. In ogni caso, non dobbiamo dimenticare che la poesia è nata prima di tutti questi concetti tecnici, che servono a comprenderla e, secondo ogni autore, la portano verso nuovi orizzonti ma non sono una ricetta infallibile per creare arte.

Prendiamo l'esempio del poema "La carriera di Al-hamar" dello scrittore spagnolo José Zorrilla, nato nel 1817 e morto nel 1893. In questa composizione appare il seguente verso:

"Timoroso, fingendo visioni perdute"

Questo è un verso di tredici sillabe in quanto ha tredici sillabe: ti-mo-ro-so-fin-gen-do-di-vi-sio-ni-per-du-te. D'altra parte, questo verso evidenzia a cesura che lo divide in due: pauroso, fingendo // perso visioni. Pertanto, il verso "Timoroso, fingendo visioni perdute" ha due parti: "Timoroso, fingendo" e "Visioni perdute".

D'altra parte abbiamo il concetto di eterostichico, che appartiene anche all'ambito delle metriche ed è definito come ciascuna parte irregolare in cui si divide un verso. Per esempio, se prendiamo un verso decasillabico che si divide in una parte di sei sillabe e una parte di quattro sillabe, possiamo dire che nessuna di queste è un eterostichio. La differenza tra questo e l'emistichio è molto semplice: ci sarebbero due emistichi se entrambe le parti avessero lo stesso numero di sillabe.

Di Mabelle

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