Pagina iniziale > B > Biorisanamento

Biorisanamento

Il termine bioremedium ha origine nella parola inglese biorimedium. Il concetto consiste nel riferirsi all'uso di microrganismi per trattare una sostanza o per ringiovanire le condizioni ambientali.

Come suggerisce la parola, il biorisanamento fa appello agli organismi viventi per rimediare a un evento. Batterie, funghi e persino certe piante possono assorbire e degradare le sostanze inquinanti, lucidando così il suolo, l'acqua o l'ambiente in generale. Il biorisanamento aiuta la natura a superare un equilibrio e quindi a recuperare un ecosistema che ha subito qualche tipo di danno a causa dell'azione degli inquinanti.

Lo scopo del biorisanamento, quindi, è quello di invertire una situazione in cui la presenza di inquinanti ha alterato le caratteristiche naturali dell'ambiente.

Con l'uso dei microrganismi è possibile combattere l'inquinamento inizialmente inaccessibile: per esempio, le perdite di petrolio che sono penetrate nel suolo e potrebbero influenzare le acque sotterranee. In questo caso, lo scavo sarebbe più costoso e complesso del biorisanamento. Questo è solo uno dei suoi vantaggi, tra i quali possiamo evidenziare la sua vitalità, la sua semplicità e l'apporto di nutrienti attraverso il processo di compostaggio.

In tale raccolto, è possibile aggiungere fertilizzanti solubili o nitrati che favoriscono la riproduzione delle batterie. Questi microrganismi aiutano ad abbattere il petrolio greggio.

I processi di biorisanamento possono essere monitorati controllando il pH, il potenziale redox, il livello di ossigeno o la temperatura, tra altri vari parametri. La specialità che guida questi processi ed esercita la sua supervisione è la biotecnologia (il settore della tecnologia che utilizza le risorse biologiche).

La genetica in questo contesto è molto importante perché porta alla creazione di organismi specificamente progettati per attuare il biorisanamento in un ambiente ben definito e con un obiettivo ben definito.

Un esempio molto comune può essere visto nella modifica che gli scienziati hanno applicato alle batterie di Deinococcus radiodurans, uno degli organismi più capaci di resistere alle radiazioni, per poter consumare gli ioni di mercurio e il toluene presenti nei piccoli nuclei con alti livelli di radiazione.

Si chiama uno dei metodi di biorisanamento più conosciuti, la micoredificazione. Il termine è stato coniato dal micologo e scrittore nordamericano Paul E. Stamets, e consiste nell'uso di funghi per effettuare la decontaminazione del suolo. In termini più tecnici, il micorisanamento consiste nell'uso dei miceli fungini, cioè le masse costituite dai filamenti che fanno parte del corpo vegetativo del fungo.

L'uso dei funghi nel biorisanamento è molto logico, poiché uno dei loro ruoli più importanti negli ecosistemi è la decomposizione, che viene effettuata dai miceli. Contengono acidi cellulari extracellulari ed enzimi che aiutano nella degradazione della cellulosa e della lignina (le piante hanno questi due componenti nella loro parte cellulare e sono i più importanti).

La cellulosa e la lignina hanno ampio idrogeno e anidride carbonica nella loro composizione, con forti legami che rendono le fibre di legno e vegetali particolarmente robuste. Le loro strutture e i loro prodotti chimici sono ormai simili a quelli dei vari inquinanti, e uno dei punti principali del mio approccio è quello di trovare il ceppo fungino più adatto al trattamento dei vari tipi di inquinanti, un principio che si applica al biorisanamento in generale e, perché no, alla medicina: qualsiasi malattia o disturbo deve essere trattato con la medicina appropriata.

Di Kussell Sicheneder

Bioritmo :: Biosfera :: Biosicurezza :: Biologia molecolare

A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z