Banale
Dal latino trivialis, banale è un aggettivo per qualcosa di comune e noto a tutti. È qualcosa di volgare, che non si distingue dall'ordinario e manca di importanza o di novità.
Per esempio: "Non ho mai sentito un discorso politico così banale", "Mi piace leggere Jorge Luis Borges perché nessuno dei suoi libri è banale", "Basta discutere, parliamo di qualcosa di più banale".
Triviale è il contrario di profondo o nuovo. I detti banali possono essere ignorati, perché non portano qualcosa di nuovo o non generano conoscenza. Ecco perché l'aggettivo ha un certo disprezzo per il sostantivo che modifica. Una recensione letteraria o cinematografica che descrive un'opera come banale dimostra che manca di profondità, che non genera un grande impatto sul suo pubblico.
Dallo studio della sua etimologia, si vede che il termine banale rappresenta l'unione di tre materie considerate basilari nell'educazione del Medioevo: logica, retorica e grammatica. Questa preparazione rappresentava un percorso verso le discipline più avanzate, racchiuse nel concetto di quadrivio: aritmetica, geometria, astronomia e musica.
È interessante analizzare il deterioramento che abbiamo subito a livello culturale, considerando che materie che erano considerate semplici un millennio e mezzo fa rappresentano una grande sfida per la popolazione scolastica media di oggi, e che solo pochi considerano di mettere piede sul terreno del quadrivio.
Trivial Pursuit è, d'altra parte, un gioco da tavolo che consiste nel rispondere a domande di cultura generale per avanzare. Gli inventori dell'idea furono il redattore sportivo Scott Abbott e il fotografo Chris Haney, e il gioco uscì nel 1981.
Alcuni anni dopo, Trivial Pursuit ebbe un notevole successo negli Stati Uniti. Nel 1988, la Parker Brothers Company, un produttore e distributore di giochi, acquistò la sua licenza. Le statistiche mostrano che nel 2004 sono state vendute circa 88 milioni di copie del gioco, pubblicato in 17 lingue.
Trivial Pursuit ha sei categorie di domande, ciascuna identificata da un colore sul tabellone: Arte e letteratura (marrone), Scienza e natura (verde), Spettacolo (rosa), Geografia (blu), Storia (giallo) e Tempo libero e sport (arancione).
Per la matematica, la parola banale è spesso usata per riferirsi a oggetti o problemi che mostrano una struttura di pochissima complessità. Vale la pena ricordare che per le persone al di fuori del mondo dei numeri, sia per mancanza di vocazione che per mancanza di conoscenza, questa semplicità non è sempre evidente. D'altra parte, chiamiamo banali anche quelle situazioni che non generano un profondo interesse in chi le studia, ma che devono essere segnalate quando si espone un argomento, semplicemente perché ne fanno parte.
Quest'ultimo si verifica di solito quando si tenta una dimostrazione per induzione matematica (un ragionamento basato su un insieme infinito di numeri interi che condividono una serie di proprietà), che di solito si divide in due: una prima parte in cui si chiarisce che se un teorema è soddisfatto per un valore n, allora sarà soddisfatto anche per i suoi successivi (n + 1); il tentativo di verificare il teorema per casi base (detti anche banali), che di solito sono "n = 0″ o "n = 1″.
Un altro caso di banalità in matematica può verificarsi quando si cerca di dimostrare che una certa proprietà è soddisfatta per tutti gli elementi di un insieme: prima si procederà a controllare ogni elemento di un insieme non vuoto; se però l'insieme fosse vuoto, allora si potrebbe dire che tutti i suoi elementi soddisfano la proprietà, poiché non ci sarebbe modo di dimostrare il contrario.