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Falsificazionismo

Il falsificazionismo è la dottrina filosofica che postula la falsificabilità come principio per distinguere tra ciò che è scientifico e ciò che non lo è. La falsificabilità, invece, si riferisce alla condizione di falsificabilità: che può essere falsificata (confutata o smentita).

Il falsificazionismo è stato sviluppato da Karl Popper. Secondo questo pensatore austriaco, la verifica di una teoria o di un'ipotesi consiste in un tentativo di confutazione per mezzo di un controesempio. Quando tale confutazione non può essere ottenuta, la teoria si intende provata e può quindi essere accettata.

Popper, tuttavia, ha sottolineato che non esiste una teoria completamente vera. Per il falsificazionismo, una teoria non confutata è accettata come valida, ma sempre provvisoriamente.

Questo filone dell'epistemologia, battezzato da Popper come razionalismo critico, è uno dei fondamenti del metodo scientifico. Il falsificazionismo è emerso come un'alternativa al verificazionismo, basato sull'incorporazione di fatti osservativi come conferma della teoria.

C'è, quindi, una differenziazione concettuale tra falsificazionismo e verificazionismo. Il criterio di demarcazione proposto da Popper indica che, quando una teoria è falsificabile, è scientifica. D'altra parte, se la teoria non è falsificabile, non può essere considerata come parte della scienza.

Il falsificazionismo, insomma, permette di accettare o rifiutare una teoria come scientifica. Una teoria che può essere falsificata è scientifica, poiché è possibile testarla e confutarla con esperimenti o fatti. Così, una teoria è provvisoriamente corroborata da prove empiriche, anche se non è mai definitivamente confermata.

Di Dreddy

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