Legge naturale
Il concetto di legge naturale ha due ampi usi. Può riferirsi al dettame emanato dalla ragione e ai diritti fondati sulla natura umana stessa, o alla regola fisica che stabilisce il comportamento dei corpi in determinate condizioni.
La legge naturale è conosciuta come quei principi basati sulla natura degli esseri umani e che sono solitamente condivisi da quasi tutti nella società. Il diritto naturale, in questo senso, è legato alla dottrina nota come iusnaturalismo.
Per lo iusnaturalismo, esiste un diritto naturale che tutte le persone hanno in virtù del fatto che appartengono alla specie umana. Ciò significa che questo diritto è associato alla natura umana, è universale e corrisponde alle leggi naturali.
Le leggi naturali, in questo quadro, sono precedenti, superiori e indipendenti dal diritto scritto, dal diritto positivo e dal diritto consuetudinario. Secondo questa teoria, nessuno può violare queste leggi senza commettere una colpa.
Una legge naturale, invece, è un principio fisico che viene stabilito sulla base di fatti concreti e prove empiriche. Quando un tale principio può essere applicato a un insieme definito di fenomeni e la concretezza della sua affermazione è certificata in condizioni specifiche, si può parlare di legge naturale.
Queste leggi naturali, in breve, sono conclusioni che derivano da prove e osservazioni scientifiche ripetute nel tempo e già accettate dalla comunità degli scienziati. Così, attraverso la postulazione di leggi naturali, si descrive la realtà e tutto ciò che ci circonda.
La legge naturale classica
Come molti altri concetti che ormai fanno parte del nostro bagaglio culturale universale, la legge naturale ha la sua origine nell'opera del filosofo greco Platone, per la quale dobbiamo risalire al IV secolo a.C,
Aristotele, un altro dei filosofi greci più ricordati nella storia, ha parlato della legge naturale nella sua opera Etica Nicomachea, pubblicata nello stesso secolo di Repubblica e Leggi. In questo trattato sull'etica e la morale della filosofia occidentale, Aristotele distingue tra giustizia convenzionale (cioè legale) e giustizia naturale.
Secondo le idee di Aristotele, la forza della giustizia naturale è sempre la stessa, indipendentemente da ciò che pensano gli esseri umani. Allo stesso modo, afferma che la legge naturale non è immutabile, poiché nella stessa natura umana ci sono cambiamenti che rispondono a principi il cui sviluppo è interno.
Aristotele credeva anche nell'idea che l'essere umano si caratterizza per essere l'unico organismo razionale del pianeta, cosa che molti sostengono ancora oggi a scapito del resto delle specie animali.
Nella sua opera intitolata La politica, stabilisce che il ragionamento è una delle leggi naturali, e che serve a stabilire precetti come la libertà stessa (va notato che credeva nella divisione tra uomini superiori e inferiori, e quindi anche che la schiavitù era giustificata dalla natura di ciascuno).
La scuola filosofica chiamata Stoicismo, fondata da Zenone di Citium nel tardo IV secolo a.C, ha ripreso questo aspetto della razionalità, anche se con un punto di vista diverso. Per gli stoici, la natura umana si trova nell'ordine naturale e la loro ragione è una scintilla del fuoco creativo con cui il cosmo può essere ordinato e unificato. La legge naturale è la ragione stessa, che è stata impiantata in noi dagli stessi dei. Bisogna chiarire che per legge naturale intendevano solo la sana ragione e non quella che viene pervertita al servizio di altri interessi.