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Arras

Una parola greca passata in latino come arrhăbo o arrhae, e poi nella nostra lingua come arras. Secondo il dizionario della Reale Accademia Spagnola (RAE), il termine si usa al plurale e allude, secondo il suo primo significato, al pegno che si dà come garanzia in un contratto.

Le arras, in questo quadro, sono un anticipo monetario che si dà come deposito per prenotare un bene immobile o mobile. È un contratto privato che stabilisce due parti e che funziona come un pre-contratto: si contrae l'obbligo di concludere un altro contratto in futuro (quello che determina la vendita dell'immobile in questione).

Ci sono diversi tipi di caparra. Le caparre confirmatorie sono quelle che vengono date come parte del pagamento, essendo una percentuale del totale da pagare. In caso di violazione da parte di una delle parti, l'altra parte ha il diritto di esigere che l'altra parte risolva il problema il più presto possibile o che la risarcisca dei danni causati.

Le cauzioni penali, invece, sono quelle che l'acquirente perde o deve restituire in duplice copia se non rispetta i suoi obblighi e non completa la transazione. Le arras penitenziali, infine, rappresentano l'importo che il venditore deve restituire in duplice copia o che il compratore perde se la transazione, per qualche motivo, non viene effettuata.

Le tredici monete tradizionalmente scambiate dagli sposi durante la cerimonia di matrimonio sono note come arras matrimoniales. È il simbolo della condivisione dei beni nella nuova partnership. Dopo questo tipo di transazione, il contratto di matrimonio è perfezionato.

Il verbo perfezionare, in questo caso, si riferisce all'adempimento di certi requisiti che rendono possibile l'attuazione e l'acquisizione di forza giuridica di un contratto, una legge o un atto giuridico, secondo le basi del diritto. Questo fenomeno è conosciuto come perfezione. Se gli elementi di perfezione non sono soddisfatti, allora l'atto diventa nullo, come se non fosse stato concluso.

Anche se le arras matrimoniali risalgono al periodo romano-germanico, l'origine della loro forma attuale è legata a un rito mozarabico. La divisione in tredici parti (che, in questo caso, sono monete) rappresenta ognuno dei mesi dell'anno più una extra destinata ai più svantaggiati, come gesto di generosità per condividere con loro i frutti che la coppia raccoglie dal loro lavoro comune. È importante notare che non si tratta di un'alternativa alla dote o ad altri simboli che utilizzano anche denaro o beni.

Durante il Medioevo, gli arras matrimoniali avevano un significato diverso, poiché corrispondevano alla dote della sposa, che di solito comprendeva proprietà e doni di grande importanza materiale. A seconda dell'epoca e della posizione geografica, il limite della dote era diverso; di solito era tra il 10% e il 50% dell'eredità dello sposo o delle sue proprietà. Oltre a questo valore, era possibile aggiungere dei regali, anch'essi regolati da altri limiti (questi venivano estesi se la sposa offriva i propri regali allo sposo).

Una volta che la coppia aveva dei figli, la donna non poteva più disporre del totale dell'arras, poiché avevano diritto a tre quarti di essa. Se era vedova, poteva poi affittarli per mantenersi finanziariamente fino a quando non si fosse risposata.

Di Stanfield

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